L’Europa di Andreatta by Mariantonietta Colimberti & Enrico Letta

L’Europa di Andreatta by Mariantonietta Colimberti & Enrico Letta

autore:Mariantonietta, Colimberti & Enrico, Letta [Mariantonietta, Colimberti & Enrico, Letta]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2017-04-24T22:00:00+00:00


Occorre un salto politico

Se ciò non avvenisse, in Europa i problemi si complicherebbero abbondantemente; un salto politico – non si tratta, infatti, di un salto affidato ai grandi interessi – sarebbe una svolta importante.

Infatti, una Costituzione monetaria che garantisca neutralità nell’uso della moneta sarebbe una svolta politica e sarebbe condizione per permettere che si formi un mercato europeo dei capitali. Si tratta, certo, di un salto che pone seri problemi. Ma c’è da domandarsi quali siano le vere convenienze (…). Il sistema attuale ha l’effetto di indurre imprese e sindacati a immaginare punti di equilibrio in attesa di una svalutazione che, di fatto, non si verifica, o non si verifica nei tempi previsti, creando, quindi, temporanee situazioni di difficoltà, di tagli o di de-industrializzazione importanti. E allora, non è preferibile lavorare in una situazione nella quale le regole del gioco monetario siano fisse, e siano quelle sostanziali delle monete forti dell’Europa?

Credo che questo salto debba essere compiuto; e credo che accelerare i tempi della unificazione, senza la falsa illusione che essa possa avvenire soltanto dai mercati finanziari, sia indispensabile. Temo, infatti, che il gioco dei mercati finanziari porti a situazioni in cui, nel corso di qualche mese, si possano susseguire un paio di svalutazioni del franco francese, con effetti dirompenti sugli equilibri (è possibile, infatti, spostare trenta o quaranta miliardi di ECU da una riva all’altra del Reno). Mi pare dunque che ci sia spazio per quell’azione dell’Italia di europeizzare i problemi franco-tedeschi su cui, forse, negli ultimi anni c’è stato un certo affievolimento. L’Europa è nata per risolvere i problemi franco-tedeschi, ma l’iniziativa dell’Italia, quella modesta iniziativa che abbiamo svolto in questi anni, è stata proprio quella di europeizzare la soluzione di questi problemi.

Credo che sia in campo militare – dove siamo troppo schivi – sia in campo monetario esista una funzione del nostro paese tutta da giocare. Se i sindacati e le imprese italiane accettano di poter vivere in un sistema di cambi fissi e con una moneta forte, è chiaro che le resistenze che si manifestano nel mondo degli affari e in quello sociale europeo sarebbero superabili qualora l’Italia, ossia il paese con la moneta più debole, accettasse questa sfida. Allora, probabilmente, si riuscirebbe quanto meno a ridurre le diffidenze che potrebbero rendere più difficile la conclusione dell’operazione.

In tutte le discussioni relative a grandi fusioni, come quella tra Alfa o Ford, o quella dell’Asea, che valutava la presenza pubblica italiana nella nuova società europea delle centrali elettriche, si è osservata sempre la convenienza a localizzare unità manifatturiere in Italia e nel Mezzogiorno in particolare. Il che dimostra che la crescita del nostro Sud non sta nella protezione dei sussidi, quanto piuttosto, come sapevano bene Sturzo e Salvemini, nella creazione di grandi mercati. Si ricordino le battaglie dei meridionalisti negli anni Ottanta, in particolare per i dazi sul grano e sull’acciaio. Una regione debole ma vitale ha bisogno di strutture, di mercati monetari, di mercati dei prodotti e di un’espansione economica. Credo che siano questi i temi fondamentali relativi al Mezzogiorno.



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